venerdì 4 marzo 2016

PIANO DI RIORDINO SANITARIO

Dietro l’espressione “razionalizzazione”, “efficientamento” della spesa sanitaria, da anni gli effetti reali sui territori si traducono in tagli ai servizi di assistenza molto spesso essenziali. Indubbiamente nel settore sanitario italiano ci sarebbe da intervenire contro sacche di spreco di denaro pubblico e bacini clientelari, eppure dai Governi nazionali, di riforma in riforma, si assiste a tagli ragionieristici lineari che non intaccano minimamente le degenerazioni del sistema. In tali logiche non ha affatto cambiato verso il Governo Renzi, che persegue la strategia dei tagli alla Sanità pubblica colpendo maggiormente il meridione. Ormai nelle regioni del sud Italia si è ben al di sotto della soglia limite per la quale è diventato impossibile rendere efficiente il sistema, a tutto discapito delle prestazioni verso i cittadini. 

Il Sistema Sanitario italiano è tra i meno costosi d’Europa e al terz’ultimo posto in termini di spesa totale pro-capite. Le difficoltà economiche della popolazione stanno portando sempre più persone a rinunciare alle cure sanitarie, mentre il settore privato trae maggiori vantaggi dalle inefficienze del pubblico. In questi dieci anni il Governo Vendola ha compiuto enormi sforzi nel risanare un disastrato sistema sanitario pugliese, ripianando i conti pur nel quadro dei tagli sistematici imposti dallo Stato centrale. Si è investito in innovazione con l’eccellenza in Italia della telecardiologia, si sono creati sistemi di controllo della spesa sanitaria, potenziata la diagnostica di prevenzione e accorpate le Aziende Sanitarie Locali.

Dal Presidente Emiliano con delega alla Sanità ci saremmo attesi continuità rispetto al piano di riordino. Avremmo gradito maggior condivisione circa i criteri di intervento per garantire le prestazioni sui territori, pur in un quadro di riorganizzazione complessivo, proprio per evitare la contrapposizione tra comunità che oggi si vedono sottratte prestazioni essenziali. L’Ospedale “don Tonino Bello” di Molfetta mantiene lo stato di presidio sanitario di base a servizio di un ambito territoriale più ampio, eppure il taglio di reparti importanti come urologia e cardiologia, insieme all’ambulatorio pediatrico, costituiscono un’illogica privazione di cura e assistenza dopo anni duro impegno per il loro potenziamento e rilancio. 

Non si può continuare a trattare la sanità con meri criteri ragionieristici, o peggio come regolatore di rapporti politici. E’ indispensabile tornare a mettere al centro la cura delle persone, a partire da chi è più svantaggiato o ha bisogno di maggiori attenzioni come bambini e anziani , tornando a quei principi universalistici del diritto alla salute garantiti dalla Costituzione. Oltre alle cure, bisogna continuare a investire sulla prevenzione e la diagnostica pubblica, insieme alla sanità scolastica. Pertanto saremo al fianco dei cittadini per manifestare dissenso nei confronti della delibera regionale del piano di riordino e veder riconosciuti per la nostra comunità  quei servizi essenziali all’interno del presidio ospedaliero.

Silvio Salvemini (Segretario SEL Molfetta) 

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