Dietro l’espressione
“razionalizzazione”, “efficientamento” della spesa sanitaria, da anni gli
effetti reali sui territori si traducono in tagli ai servizi di assistenza molto
spesso essenziali. Indubbiamente nel settore sanitario italiano ci sarebbe da intervenire
contro sacche di spreco di denaro pubblico e bacini clientelari, eppure dai
Governi nazionali, di riforma in riforma, si assiste a tagli ragionieristici
lineari che non intaccano minimamente le degenerazioni del sistema. In tali
logiche non ha affatto cambiato verso il Governo Renzi, che persegue la
strategia dei tagli alla Sanità pubblica colpendo maggiormente il meridione.
Ormai nelle regioni del sud Italia si è ben al di sotto della soglia limite per
la quale è diventato impossibile rendere efficiente il sistema, a tutto
discapito delle prestazioni verso i cittadini.
Il Sistema Sanitario italiano è
tra i meno costosi d’Europa e al terz’ultimo posto in termini di spesa totale
pro-capite. Le difficoltà economiche della popolazione stanno portando sempre
più persone a rinunciare alle cure sanitarie, mentre il settore privato trae maggiori
vantaggi dalle inefficienze del pubblico. In questi dieci anni il Governo Vendola
ha compiuto enormi sforzi nel risanare un disastrato sistema sanitario pugliese,
ripianando i conti pur nel quadro dei tagli sistematici imposti dallo Stato
centrale. Si è investito in innovazione con l’eccellenza in Italia della
telecardiologia, si sono creati sistemi di controllo della spesa sanitaria, potenziata
la diagnostica di prevenzione e accorpate le Aziende Sanitarie Locali.
Dal Presidente
Emiliano con delega alla Sanità ci saremmo attesi continuità rispetto al piano
di riordino. Avremmo gradito maggior condivisione circa i criteri di intervento
per garantire le prestazioni sui territori, pur in un quadro di
riorganizzazione complessivo, proprio per evitare la contrapposizione tra
comunità che oggi si vedono sottratte prestazioni essenziali. L’Ospedale “don
Tonino Bello” di Molfetta mantiene lo stato di presidio sanitario di base a
servizio di un ambito territoriale più ampio, eppure il taglio di reparti
importanti come urologia e cardiologia, insieme all’ambulatorio pediatrico,
costituiscono un’illogica privazione di cura e assistenza dopo anni duro impegno
per il loro potenziamento e rilancio.
Non si può continuare a trattare la
sanità con meri criteri ragionieristici, o peggio come regolatore di rapporti politici.
E’ indispensabile tornare a mettere al centro la cura delle persone, a partire
da chi è più svantaggiato o ha bisogno di maggiori attenzioni come bambini e
anziani , tornando a quei principi universalistici del diritto alla salute
garantiti dalla Costituzione. Oltre alle cure, bisogna continuare a investire
sulla prevenzione e la diagnostica pubblica, insieme alla sanità scolastica.
Pertanto saremo al fianco dei cittadini per manifestare dissenso nei confronti
della delibera regionale del piano di riordino e veder riconosciuti per la
nostra comunità quei servizi essenziali
all’interno del presidio ospedaliero.
Nessun commento:
Posta un commento